Teologia e sinodalità: grandi sfide l'una per l'altra

  • 12 gen 2024
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Philipp G. Renczes, S.I. | Decano della Facoltà di Teologia

di Philipp G. Renczes, S.I.

Decano della Facoltà di Teologia

In collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo, la Facoltà
di Teologia ha organizzato un convegno internazionale
che ha permesso di condividere diverse esperienze continentali 
– dall’Australia alla Germania – che spesso non si conoscono
a vicenda, e con priorità tematiche proprie.

Nei giorni dal 27 al 29 aprile 2023, la Facoltà di Teologia della Gregoriana, in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo, ha promosso un convegno internazionale, dal titolo “La Teologia alla prova della sinodalità”. Sullo sfondo delle diverse esperienze e visioni della sinodalità derivanti dai processi sinodali iniziati in tutta la Chiesa due anni fa, l’obiettivo è stato quello di esplorare le condizioni per un rinnovamento della teologia in corrispondenza con i processi di discernimento e di riforma a cui ci invita papa Francesco. L’intenzione del Papa è indubbiamente tanto chiara quanto grande: in ascolto allo Spirito Santo mirare a un cambiamento di mentalità e di cultura nella missione della Chiesa per il XXI secolo.

Naturalmente, molte domande sono aperte, non solo su come questa sinodalità debba essere attuata concretamente e quali siano i suoi punti di riferimento, ma anche la questione di cosa significhi la sinodalità per la teologia stessa, per il suo metodo e contenuto. Una cosa è certa: la teologia non può accontentarsi di rimanere un osservatore passivo, né tanto meno arrogarsi il diritto di diventare “censore” del processo sinodale, ma è chiamata a contribuire attivamente al riconoscimento e alla realizzazione di questa particolare missione della Chiesa, nel presente e nel futuro. Ci si rende presto conto, quindi, di quanto la “sinodalità” e la “teologia” abbiano in comune: entrambe si trovano in una tensione intrinseca tra la loro preoccupazione fondamentale di annunciare Gesù Cristo in un linguaggio attuale e coinvolgente e la tentazione di riempire troppo rapidamente le teorie con (pre)concetti non chiariti. Da questo punto di vista, sembra quasi logico che la sinodalità e la teologia si incontrino, si ascoltino ed entrino in dialogo diretto, perché entrambe possono imparare molto l’una dall’altra. In effetti, molti si sono lasciati coinvolgere da questa logica: grande è stata la partecipazione da parte di studenti e docenti, nonché delle ambasciate, nonché molteplici le segnalazioni nella stampa nazionale e internazionale, e nelle reti sociali.

 

 

Confronto e accoglienza

Tra i numerosi relatori di spicco del convegno segnaliamo il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, i vescovi Peter Comensoli (Melbourne-Australia) e Roberto Repole (Torino-Italia), i teologi Christoph Theobald S.I. (Francia), Thomas Söding, Michael Seewald (Germania) e Piero Coda (Italia), Andrew Reception (Filippine) e Anne-Beatrice Faye (Marocco).

Innanzitutto, è risultato evidente che il contesto accademico-teologico è effettivamente un ambiente appropriato per la ricezione e l’elaborazione delle questioni sollevate dal processo sinodale stesso, al fine di rispondere in modo adeguato alle sfide che la Chiesa riceve e sperimenta. I relatori, molti dei quali coinvolti nel processo sinodale a livello diocesano o nazionale, hanno potuto dialogare liberamente tra loro e la conferenza è diventata uno spazio favorevole per lo scambio e la riflessione su speranze, aspettative e visioni, anche di carattere diverso. In particolare, ha offerto l’opportunità di confrontare le esperienze di diversi processi sinodali profilati, come il Concilio Plenario in Australia o il Cammino Sinodale in Germania, che non sono sempre ben conosciuti l’uno dall’altro e che qui hanno aperto momenti di interrogazione e nuovi orizzonti di comprensione. Nei rapporti provenuti dall’Africa, invece, è emerso chiaramente che temi come l’impatto della povertà o il cambiamento climatico giocano un ruolo di primo piano. In Asia, invece, l’approfondimento spirituale è stato il fulcro del processo sinodale fino a ora.

Alcuni argomenti, come la questione della partecipazione delle donne e la questione dei laici nella vita della Chiesa in generale, hanno attraversato come un filo rosso le riflessioni sinodali in tutti i continenti. Nel complesso, è emerso chiaramente che il processo sinodale nella Chiesa offre un ampio spettro di colori e sfumature e differisce da una parte all’altra in molte regioni del mondo, il che ha a che fare con molte dimensioni storiche, culturali e politiche.

 

 

Una Teologia sinodale

Il convegno ha chiarito che la teologia ha un mandato profetico, ossia deve ascoltare “stereofonicamente” Dio e il prossimo nella Chiesa e nella società, soprattutto coloro che si trovano nel bisogno e nel disagio, sia spirituale che sociale. In tutte queste situazioni, i teologi sono chiamati ad ascoltare i “segni dei tempi” e a contribuire con i loro apporti al superamento delle divisioni e alla costruzione del consenso nella Chiesa. Per questo, l’integrazione della spiritualità nella teologia è necessaria quanto il superamento della separazione tra teologia e pastorale. C’è sempre il pericolo dell’isolamento accademico, o della disconnessione dalla vita e prassi nelle comunità cristiane.

Per rafforzare la sinodalità come forma di partecipazione di tutti, in particolare anche delle donne nella Chiesa, si dovrebbero utilizzare le numerose possibilità già esistenti: “Concili Plenari”, “Sinodi Diocesani”, “Consigli Diocesani” e “Consigli Pastorali”, tutto può essere rafforzato senza bisogno di modificare il diritto canonico. Tuttavia, ciò andrà accompagnato da un cambiamento generale di mentalità nei confronti della sinodalità tra i vescovi, sacerdoti e fedeli.

Il concilio Vaticano II ha evidenziato la Chiesa come Corpo di Cristo in comunione con Cristo come suo Capo (cf. Ef4,15-16). Ora la sinodalità è un’espressione del come la Chiesa possa vivere questa comunione come un’estensione della stessa comunione trinitaria che Cristo condivide con il Padre e lo Spirito Santo.

L’ospitalità durante i giorni del Convegno ha dimostrato che è possibile ricevere e imparare questo dono della comunione, ascoltando e prestando attenzione alle diverse espressioni degli uni e degli altri. È proprio qui che diventa evidente l’importanza della formazione (formatio) che si svolge nelle facoltà e istituti teologici: la conversione spirituale, morale e, appunto, anche intellettuale in verità appartengono insieme e formano un’unità.

 

 

Prospettive e aperture

Le ragioni che hanno portato alla realizzazione del convegno ci spingono ora a dare continuità a ciò che abbiamo iniziato, prima con la pubblicazione degli Atti del Convegno e poi con i prossimi incontri internazionali, dove le relazioni che abbiamo potuto stringere in questi giorni potranno essere proseguite e rafforzate.

La teologia sinodale trasforma il confronto e l’accoglienza in una teologia dell’ascolto. Ascoltare significa non solo “sentire” ciò che viene detto, ma di comprenderlo nel contesto della storia umana eretta sulla Storia di Salvezza. Per questo motivo, tale ascolto è interdisciplinare e “in rete”, cioè profondamente legato a diverse culture, persone e alle loro narrazioni, e allo stesso tempo ricevuto alla luce della Rivelazione e della Tradizione della Chiesa. Quest’ascolto, accompagnato dall’interdisciplinarità e dall’aumento del networking, sta diventando sempre più importante non solo per momenti particolari come un convegno ma anche, più in generale, per il lavoro della nostra Facoltà di Teologia. L’incontro con la sinodalità può davvero essere considerato come un tempo particolare di grazia.