Sarà beato l'ex alunno Albino Luciani

 

(Foto Archivio Segreteria Generale/Pontificia Università Gregoriana)

Lo scorso 13 ottobre il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo I (Albino Luciani), Sommo Pontefice. Nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo, Italia), il giovane Albino Luciani fu studente presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana negli anni accademici 1940-1941 e 1942-1943. Sempre presso la Facoltà di Teologia compose la sua dissertatio ad lauream sotto la guida di Charles Boyer SJ, intitolata L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini. Esposizione e critica.

La Pontificia Università Gregoriana conta ora tra i suoi ex studenti 27 santi, 55 beati e 16 papi.

 

Aggiornamento - Articolo su L'Osservatore Romano (8 settembre 2022)

Come una lampada che arde e splende.
Lo stretto legame di Albino Luciani con la Pontificia Università Gregoriana

di Paolo Pegoraro

«Quello offerto da Giovanni Paolo I è un contributo permanente per la Chiesa e per tutti gli uomini». Ad affermarlo è il futuro cardinale Carlo Maria Martini, allora rettore della Pontificia università Gregoriana, in una testimonianza raccolta da L’Osservatore Romano all’indomani della scomparsa del Papa che domenica scorsa è stato proclamato beato. 

«Il pontificato breve e la repentina morte di Giovanni Paolo I richiamano subito alla mente il versetto del Vangelo di san Giovanni (cap. V), riferito a san Giovanni Battista», continuava Martini. «“Era come una lampada che arde e splende, e voi gioiste, per breve tempo, alla sua luce”. Le parole evangeliche riassumono molto bene ciò che ha rappresentato, per la Chiesa e per il mondo, il pontificato di Giovanni Paolo I. La sua semplicità conquistava. Papa Luciani diffondeva intorno a sé un’atmosfera meravigliosa di speranza e di fiducia. Questa testimonianza rimane, la morte non la cancella».

Papa Luciani manifestò sempre un vivo legame con la Gregoriana, nonostante fosse stato dispensato dalla frequenza dei corsi per speciale concessione di Pio XII comunicata al vescovo di Belluno con una lettera del segretario di Stato, il 27 marzo 1941. Già professore di Teologia nel seminario diocesano bellunese, Luciani sostenne all’università di piazza della Pilotta gli esami di licenza (17 ottobre 1942) e difese la dissertazione dottorale (27 febbraio 1947). La tesi, significativamente dedicata "A mio padre", affronta un autore allora non tra i più battuti — Antonio Rosmini — e vuole trattare in maniera sistematica il tema dell’origine dell’anima umana nel pensiero dell’abate roveretano. Si tratta di un tema che Rosmini espone in più opere, osserva Luciani, e tuttavia «un esame a fondo non fu mai fatto; per vari motivi, nella polemica, parecchi elementi che erano essenziali per fissare la vera mente del Rosmini furono trascurati; non sempre il metodo adottato fu il migliore». 

Direttore della dissertazione fu il gesuita Charles Boyer, con secondo relatore il confratello Maurizio Flick, ma è proprio con padre Boyer che si sviluppò un rapporto di stima e affetto. Tanto che in quel suo primo discorso dalla finestra del Palazzo apostolico, pur schermandosi di non avere «la preparazione e la cultura di Papa Paolo», Luciani non mancò di aggiungere un saluto personale proprio al suo antico insegnante. Poco dopo, rispondendo a una lettera autografa ai voti augurali di padre Pedro Arrupe, Giovanni Paolo I scrisse: «Ricordo i miei studi alla Gregoriana (uno speciale saluto a P. Boyer)». 

Prefetto degli studi per vent’anni e già decano della facoltà di Teologia, padre Boyer confermò che dopo l’elezione «più di una volta Papa Luciani ha inviato i saluti personali al suo vecchio maestro. Ma la gioia più grande è stata quella di vedere che il Signore ci aveva dato un degno successore di san Pietro». Anche il gesuita Filippo Selvaggi, che in veste di segretario generale aveva parlato ripetutamente con il giovane Albino, ricordava che «lui stesso era rimasto profondamente legato alla nostra Università. Anche quando era patriarca di Venezia, in più occasioni ricordava gli anni dei suoi studi».

Un ricordo indiretto lo si può forse rintracciare anche nell’Angelus del 17 settembre, rivolto ai «milioni di ragazzi che tornano a scuola». Un testo attualissimo ieri come oggi, che si apre con squisita ironia politica per poi rivolgersi, con la consueta densissima semplicità, agli insegnanti (portando come esempio il non certo clericale Giosuè Carducci), agli alunni delle elementari, delle medie e superiori, e infine agli universitari. Ed è a quest’ultimi che Luciani dice con benevole rimpianto — forse ripensando alla sua dispensa dai corsi: «Anche il Papa è stato alunno [...] Ma io pensavo soltanto alla gioventù e alla parrocchia. Nessuno è venuto a dirmi: “Tu diventerai Papa”. Oh! se me lo avessero detto... se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso invece sono vecchio, non c’è tempo». 

In quelle ultime tre parole — inveratesi undici giorni dopo — echeggia un rintocco cupamente profetico. Ma, come scrisse Martini, «questa testimonianza rimane, la morte non la cancella».

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