Giurisprudenza Penale, una formazione alla pratica

Intervista a P. Damián Guillermo Astigueta, S.I., moderatore del nuovo Diploma in Giurisprudenza Penale

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PAOLO PEGORARO |

di PAOLO PEGORARO

Il nuovo Diploma in Giurisprudenza Penale nasce dall’esigenza

di imparare il diritto canonico anche nella sua fase processuale.

Si tratta di un corso principalmente pratico, dove ci si confronta

con cause reali, e, con la formazione integrale dei futuri operatori

nei tribunali ecclesiastici, vuole essere un modo di servire la giustizia.

Un corso innovativo, sia per materia trattata che per l’adeguamento metodologico. È il nuovo Diploma in Giurisprudenza Penale, che la Facoltà di Diritto Canonico attiverà nell’anno accademico 2021-2022. Offerto a un numero chiuso di 14 candidati, il percorso è rivolto a quanti si stanno indirizzando al lavoro presso i tribunali e possiedono già una licenza o dottorato in diritto canonico. «Chi non ha esperienza dei processi deve acquisire una forma mentis di quali sono i principi del diritto penale e di come applicarli con equità e competenza», spiega P. Damián Guillermo Astigueta, S.I., moderatore del Diploma. «Non basta l’esperienza nel campo dei processi matrimoniali, anzi, quando si applica lo stesso modo di ragionare si incorre in errori procedurali e in grandi ingiustizie, sia nei risultati che nel modo di trattare le persone».

 

Perché questo nuovo percorso accademico?

«Perché nella Chiesa c’è necessità di imparare il diritto canonico non solo nella dimensione teoretica, ma anche nelle sue applicazioni. Alla luce dei 40 anni di esperienza del nostro Diploma in Giurisprudenza Matrimoniale e dei risultati positivi raggiunti nei tribunali dove operano i nostri ex-alunni, la Facoltà di Diritto Canonico ha pensato di creare un corso parallelo in Giurisprudenza Penale. È un corso fondamentalmente pratico dove gli studenti – guidati da professori di alto spessore e grande esperienza – si confrontano con delle cause reali. Negli atti convergono dichiarazioni, documenti, e-mail, fotografie... ma quali indizi aiutano a comprendere la realtà? Come si ricostruiscono i fatti? Come si stabilisce la gerarchia delle prove? Quando si ha la certezza morale della colpevolezza o meno dell’imputato?».

 

 

Oggi il termine “abuso” richiama subito quelli sessuali, tuttavia il campo è molto più ampio...

«Il campo degli abusi sessuali è quello che ha fatto “scattare la molla”, perché ha messo in evidenza molte debolezze. E tra gli abusi stessi vi sono tipologie e gravità molto diverse tra loro, dalla pedopornografia al ricatto per ottenere una prestazione sessuale. Ma vi sono anche i delitti che toccano la santità dei sacramenti, come la consacrazione con fine sacrilego o la violazione del sigillo sacramentale. C’è l’abuso spirituale, l’abuso di potere, gli abusi di carattere economico. Tra le novità più importanti sarà proprio un corso sui delitti di carattere economico, attualmente molto pesanti: in questi ultimi anni si sono persi molti beni ecclesiastici e artistici per profitto personale o di terzi. È una materia poco conosciuta, che richiede competenze non indifferenti per affrontare la questione del trattamento dei beni ecclesiastici e il mondo degli investimenti».

Questa molteplicità di delitti può essere affrontata nella stessa maniera?

«I delitti vengono giudicati da Congregazioni differenti. Per molti il tribunale competente è quello della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma per altre situazioni – ad esempio gravi mancanze di disciplina che però non costituiscono delitto – è la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata a trattarli. L’abbandono illegittimo del ministero viene risolto dalla Congregazione per il Clero. Altre cause penali dipendono dal Tribunale della Rota Romana, altre vengono giudicate dalla Segnatura Apostolica. Il Diploma presenta una diversità di materie e la conseguente diversità di modus operandi richiesta dai vari tribunali e Dicasteri, così che lo studente sappia come gestire situazioni che coinvolgono autorità diverse».

 

 

Quale metodologia seguirete?

«Partendo da una base normativa che si dà già per conosciuta, i corsi – sia i monografici che i seminari – vogliono dare “carne alla norma” in due maniere diverse.

Per quanto riguarda i corsi monografici, il professore riprende la base normativa e la illustra con esempi che vengono dall’esperienza. I nostri docenti sono infatti tutti personalità riconosciute e attive da anni in Congregazioni e Tribunali». 

Come si svolgeranno i seminari “pratici”?

«È fondamentale che gli studenti prendano contatto con gli atti della causa e vedano come si esprime la gente, il promotore di giustizia, l’avvocato difensore. In seguito entrano in una sorta di role playing, assumendo ognuno un ruolo tra quelli previsti. C’è un confronto nel quale si discute la causa, si scambiano gli elaborati e si discute ciò che ciascuno ha presentato. Il professore ha sempre la libertà di adeguare il metodo alla materia, tenendo conto se si tratta di una causa giudicata dalla Congregazione per il Clero, dalla Rota Romana o altro: a situazioni diverse, dinamiche di processi diversi. Infine si confronta il tutto, sempre davanti al professore, con quella che è stata l’effettiva decisione finale della causa. Talora può anche non essere stata una decisione perfetta. Il fine è sempre quello di creare una conoscenza pratica del processo e una forma mentis che permetta di leggere gli atti in maniera competente».

 

Vi avvarrete della collaborazione di altre unità accademiche?

«Abbiamo chiesto al Centre for Child Protection di fornirci alcuni professori competenti nelle dinamiche psicologiche. Sebbene non vogliamo che l’aspetto degli abusi sessuali monopolizzi la materia di studio, questo campo costituisce un punto molto importante da capire e trattare.

Inoltre, in collaborazione con l’esperienza del Diritto Penale statale italiano ci sarà un corso sull’interrogatorio ai testimoni. Come si fa un interrogatorio? Cosa e come chiedere? Come interrogare senza ri-vittimizzare la presunta vittima o trasmettere una specie di condanna personale al reo?

Le discipline da affrontare sono molteplici. Il Diploma in Giurisprudenza Penale vuole essere un modo di servire la giustizia attraverso la formazione integrale e completa dei futuri operatori nei tribunali ecclesiastici».