Uomini e donne sempre più liberi in Cristo

Intervista a P. Pavulraj Michael S.I., Preside dell'Istituto di Spiritualità

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PAOLO PEGORARO |

di PAOLO PEGORARO

Studiare e vivere l’esperienza spirituale credente:  questo è quanto

si propone l’Istituto di Spiritualità, che, oltre ai gradi di Licenza e Dottorato,

offre anche percorsi specifici sulla spiritualità ignaziana e sulla

formazione degli accompagnatori spirituali

«Davanti a ciò che avvenne nel suo cuore, come risposta alle varie chiamate di Dio e di Cristo, sant’Ignazio ci chiede di trasformare in azione la nostra contemplazione. L’amore con cui Cristo ha afferrato la sua e nostra vita, e la nuova e profonda conoscenza di Lui ci devono portare sempre più ad un continuo scegliere ed eleggere il meglio, che ci consente di essere sempre nel fine per cui siamo creati, rendendoci sempre più uomini e donne liberi». È con queste parole che P. Pavulraj Michael S.I., Preside dell’Istituto di Spiritualità della Gregoriana, ha concluso il suo intervento al convegno organizzato dall’Istituto per l’Apertura dell’Anno Ignaziano. L’Istituto di Spiritualità, preceduto dalla cattedra di “Teologia ascetica e mistica” nel 1919 ed eretto formalmente nel 1958, ha registrato un significativo aumento degli iscritti nell’ultimo triennio, passando da una media di 170 studenti nel 2018 agli oltre 220 iscritti degli anni successivi. All’interno dell’Istituto è inoltre attivo da quasi un decennio il Centro di Spiritualità Ignaziana, alla cui offerta formativa possono attingere gli studenti dell’Istituto.

 

P. Michael, quali domande ha posto e pone la crisi sanitaria alla teologia spirituale?

«La teologia spirituale ha come oggetto formale di studio l’esperienza spirituale credente. Vivere questo tempo di crisi credo significhi accogliere - nella luce di quella teologia affettiva di cui parla P. Charles Bernard - le risonanze ed i perché di questo “mistero della prova” (cf. C.M. Martini) che viene a toccare il nostro rapporto e la nostra relazione con il Tu, Semplicemente Altro, del Signore. È un invito ad accogliere l’orizzonte della Sua pedagogia d’amore in quella logica della “debolezza forte” che ci ricorda l’apostolo Paolo (2Cor 12,7-10): proprio qui scopriamo il senso ultimo della fedeltà del Signore, che ci chiede di accogliere, nella logica del Suo piano sapiente, la novità perenne del Suo Amore fedele e creativo.

Le domande che questo tempo di travaglio pone alla teologia spirituale sono le domande dell’uomo credente di sempre, chiamato a vivere in un’autentica relazione di fede fiduciale. Una relazione sempre più unificata e feconda con il Tu relazionale del Signore, che ci fortifica nella certezza che davvero “niente e nessuno lo separa dall’Amore di Dio” (Rm 8,35) e che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28)».

 

 

Oltre ai gradi di Licenza e Dottorato in Teologia spirituale, l’Istituto offre anche un percorso annuale sulla spiritualità (Diploma in Spiritualità) e uno più specifico sulla spiritualità ignaziana (Diploma in Spiritualità Ignaziana)...

«Da alcuni anni l’Istituto ha pensato che fosse opportuno proporre un cammino di studio della spiritualità ignaziana circoscritto a un anno, ma capace di condurre a una sintesi sostanziale sulla Spiritualità ignaziana, forte e di qualità. In questo modo ogni partecipante può giungere a formulare una propria sintesi originale e creativa accogliendo il contributo carismatico che Ignazio di Loyola ha donato alla Compagnia, alla Chiesa e al mondo attraverso il suo pellegrinaggio nella volontà della Divina Maestà. Questo cammino annuale si conclude con il conseguimento del Diploma in Spiritualità Ignaziana. Inoltre, per ampliare la fruizione di questa proposta, l’Istituto alterna la formulazione del programma dei corsi per il Diploma: un anno vengono proposti in lingua italiana, e l’anno successivo in lingua inglese».

Un’altra proposta peculiare è il Corso di Formazione per Accompagnatori Spirituali...

«Il Centro di Spiritualità Ignaziana, che collabora in stretta sintonia con il nostro Istituto, organizza ogni anno una serie di Corsi di Formazione per Accompagnatori Spirituali in tre moduli da cinque giorni ciascuno, in cui è possibile per i partecipanti vivere un cammino di approfondimento teologico e pratico. Il fine è poter garantire sempre più una vera e profonda qualità dell’accompagnamento della crescita delle persone, accompagnamento attuato attraverso una delicata opera di discernimento e di cura personalis in cui ciascuno possa pervenire sempre più e meglio “al fine per cui è stato creato”, che è la propria “vocazione personale” (cf. H. Alphonso, S.I.)».

 

Lo scorso 20 maggio, a 500 anni dalla battaglia di Pamplona in cui Ignazio riportò la ferita che fu occasione per la sua conversione, si è aperto l’Anno Ignaziano. Qual è il significato di questa celebrazione per la Compagnia e per l’Istituto? 

«Accogliamo con grande gioia e trepidazione quest’Anno indetto dal Preposito Generale Arturo Sosa, S.I. nel ricordo dei 400 anni della canonizzazione di sant’Ignazio, che saranno celebrati il 12 marzo 2022. Nella Lettera di indizione P. Sosa afferma che il motto scelto per questo nuovo Anno Ignaziano è “Vedere nuove tutte le cose in Cristo”, di modo che questo possa portare a una profonda ed intensa conversione, che si riverberi, poi, anche nella dimensione specifica della povertà e dell’amicizia personale con i poveri e l’aiuto ai poveri. 

In questa luce credo che l’Istituto e la Compagnia debbano accogliere questa occasione privilegiata per ascoltare il grido dei poveri, degli esclusi e di coloro la cui dignità è di fatto ignorata. Credo che l’Istituto possa rispondere a questo invito di un cammino di sempre più conversione ontologica e sostanziale attraverso il suo contributo specifico per elaborare un’autentica teologia spirituale. Possa una tale teologia, vissuta sempre più nello stile del contemplativus in actione alla scuola del Padre Ignazio, saper scorgere in ogni persona quel locus theologicus da servire ed amare nel desiderio di una costruzione sempre più feconda di quella che papa Paolo VI amava chiamare la “Civiltà dell’Amore”».

Quest’anno si celebrano anche i 400 anni dalla morte di san Giovanni Berchmans, studente del Collegio Romano, di cui la Gregoriana è erede e continuatrice. Qual è la “via per la santità” attraverso lo studio?

«Rispondere alla provocazione del riflettere su come vivere e realizzare un pellegrinaggio nella santità attraverso lo studio, credo significhi in un primo momento delineare la realtà della santità nella consapevolezza di come essa si sviluppi e si realizzi nella profonda dimensione unitiva con il Signore, come ci viene ricordato in Lumen Gentium 50.

Il 10 aprile 2014 papa Francesco ci ha ricordato - come Comunità Universitaria della Gregoriana - che il vero studio teologico non può che essere vissuto in ginocchio, ossia in una profonda valenza di preghiera e di preghiera contemplativa. In questo modo si può realizzare ed incarnare pienamente quello che ci viene consegnato dalla seconda annotazione degli Esercizi per cui “non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma sentire gustare le cose internamente”. È in questo modo che lo studio contemplativo diventa operativo e fecondo. È così che esso, secondo il famoso adagio contemplari et contemplata aliis tradere (Summa theologiae II, q. 188, a. 6.), matura il frutto più profondo di una relazione autentica con il Tu relazionale del Signore, il quale si consegna nella Rivelazione e nella Tradizione, e permette di rendere ragione della speranza che è in noi, dopo aver “adorato il Signore nel proprio cuore” (1Pt 3,15)».