Gli autori del primo fascicolo sono di grandissimo spessore. Fermiamoci brevemente su di loro: si potrà così apprezzare facilmente lo stile intellettuale della rivista, specchio della Gregoriana ieri come oggi. Il primo articolo (in latino) è firmato dal card. Louis Billot, S.I., il quale ebbe poi problemi con la Santa Sede per i suoi legami con lAction française: un movimento di estrema destra francese che, animato da Charles Maurras, utilizzava la fede cattolica per i propri fini politici; Pio XI condannò questo movimento nel 1926; perciò, nel 1927, il titolo di cardinale fu tolto al p. Billot, che accettò la decisione e morì pietosamente in un paese vicino a Roma nel 1931. Gli articoli che Billot, professore di teologia speculativa, pubblicò in Gregorianum durante tre anni miravano  prevalentemente  a   chiarire  la   relazione  tra   la   dimostrazione speculativa della Creazione e la proposta della Genesi; lautore intendeva contrastare fortemente le tesi protestanti filtrate negli autori cattolici modernisti. Il secondo articolo (ugualmente in latino), sulla menzogna e le relazioni umane, era di Arthur Vermeerch, S.I., professore di diritto canonico e di teologia morale, autore di manuali di diritto più volte ristampati. Non sarà legittimo mentire ogni tanto per salvare un bene superiore? Che cosa dice la tradizione teologica in proposito? Non ci sarà qualche prova speculativa della rettitudine richiesta dalla tradizione? Negli anni successivi, Vermeersch pubblicò in Gregorianum altri testi importanti di teologia morale, per esempio sull’equità, nel 1930/3. Viene poi un lungo testo (in italiano) di Ottavio Marchetti, S.I., allora giovane professore di teologia ascetica, sulla perfezione della vita cristiana secondo s. Tommaso; la teologia ascetica e mistica stava per prendere allepoca un nuovo slancio.

Seguono un articolo (in latino) di Bernhard Jansen, S.I., professore di filosofia moderna, specializzato in Kant (sul quale ha presentato poi in Gregorianum differenti articoli), sulla definizione dell’anima dettata dal Concilio di Vienna (1312); un altro (in italiano), su «Metafisica e esperienza nella cosmologia», di Paul Geny, S.I., professore di epistemologia e di metafisica, buon conoscitore della storia della filosofia sulla quale ha scritto un manuale spesso ristampato, senza dimenticare il suo manuale di filosofia sistematica; Geny intendeva, nelle sue lezioni, articolare l’insieme del discorso filosofico lungo uno sviluppo che culmina nella metafisica, piuttosto che fare della metafisica un trattato previo, alla maniera dell’ontologia di Christian Wolff, maniera tuttavia abituale nella scolastica (perciò non sono mancate critiche a Geny, tra laltro dal suo collega Charles Boyer). Veniva infine un articolo (in italiano) di Cesare Goretti Miniati, S.I. su «Coscienza e fatti psichici»; qui, la riflessione si faceva tanto psicologica quanto pastorale.

Negli anni successivi, molti autori che pubblicavano su Gregorianum godevano di una grande autorevolezza nel mondo teologico e anche presso la Santa Sede. Si deve riconoscere oggi che il loro pensiero era molto determinato dalle circostanze del sapere teologico di allora, particolarmente dalla modalità gerarchica della struttura ecclesiastica; ma si deve ricordare prima di tutto che una critica di questo genere vale per tutti, sempre, a maggior ragione per i gesuiti che intendono vivere in una relazione speciale di fedeltà e di obbedienza al Papa vivente. Nondimeno, il pensiero non era uniformato. Per esempio, Guido Mattiussi, S.I., autore di un articolo sullidealismo in Italia nel secondo fascicolo del 1920 e poi di molti altri testi su argomenti vicini, ha insistito perché linsegnamento teologico cattolico fosse legato a quel tomismo che nel 1879, con lenciclica Aeterni Patris, Leone XIII aveva elevato allo statuto di pensiero più adatto alla razionalità cattolica. Ma quale tomismo? Mattiussi, che allepoca risiedeva in realtà a Padova (aveva lasciato la Gregoriana nel 1915 per motivo di età), aveva scritto le famose 24 tesi tomiste che la «Congregazione romana per gli studi ecclesiastici» avrebbe voluto imporre universalmente nel 1914 come criteri necessari di ortodossia. Ma non era sicuro che queste tesi esprimessero effettivamente e nel modo migliore il pensiero esatto dell’Aquinate. Mattiussi pubblicò in Gregorianum, nel 1924, una lode alla «Eccellenza dellAngelica dottrina», una introduzione a un congresso tomista tenutosi in Gregoriana. Ma altri autori, professori della Gregoriana, erano più sottili; il già citato Boyer, per esempio, propose una lettura dellAquinate molto influenzata dalla sua competenza in Agostino, anche se era segretario della Pontificia Accademia Romana di San Tommaso dAquino; autore di un celebre manuale di filosofia sistematica (Cursus philosophiae, prima edizione terminata nel 1934), Boyer offrì più di 20 articoli a Gregorianum tra il 1924 e il 1950. Delle dispute teo- logiche dimoravano quindi in Gregorianum; lo stesso Boyer criticò vigorosamente Geny perché, secondo la scolastica, la metafisica deve precedere ogni trattato filosofico (e non venire dopo) per la ragione che è fondatrice di ogni discorso. Globalmente, tuttavia, il tono della rivista era propositivo e positivo, sempre civile, conforme in ciò al compito pontificio di servizio dell’unità della Chiesa.

Alcuni scrittori di Gregorianum hanno partecipato in modo fecondo al progresso della riflessione teologica. Per esempio, la teologia dell’eucaristia, durante gli anni che hanno preceduto la seconda guerra mondiale, ha ricevuto una spinta importante da Maurice de la Faille, S.I., di cui molti lavori si leggono in Gregorianum dal 1920 al 1930. Adhémar dAlès, S.I., professore a Parigi e organizzatore della pubblicazione del Dictionnaire d’Apologétique de la Foi Catholique, opera destinata a un grande successo, offrì molti testi di patristica a Gregorianum tra il 1922 e il 1931. Similmente Franz Ehrle, S.I., che viveva allora al Pontificio Istituto Biblico, morto cardinale, pregevole storico ancora oggi su questioni di scolastica medievale, scrisse alcuni articoli nel 1920 e 1922. I testi pubblicati in Gregorianum, si vede, erano quindi di teologia sia speculativa sia positiva o storica. La rivista illustrava così la maniera di lavorare dell’Università e la sua serietà. Anzi, alcuni professori della Gregoriana (per esempio Sebastian Tromp, S.I., autori dal 1933 al 1942 di molti articoli sull’ecclesiologia di Bellarmino, S.I.) hanno potuto pubblicare sotto qualche pseudonimo prestigioso (se di prestigio si può parlare in questo caso), per esempio «Pio XII» (si vocifera che Tromp sia stato uno dei principali redattori dell’enciclica Mistici corporis del 1943); Papa Pacelli aveva infatti un grande rispetto per i professori dellUniversità dove aveva studiato. Erano però tempi duri: malgrado gli eventi politici e di guerra, Gregorianum fu mantenuta. Charles Boyer, S.I. è stato direttore di tutte le riviste della Gregoriana nel 1935, aiutato per Gregorianum prima da Gioachino Salaverri (patrologo), poi da Georges Delannoye, S.I. (professore di metafisica), il quale divenne il direttore a pieno titolo nel 1945; fu sostituito nel 1951 da Zoltán Alszeghy, S.I. (professore di teologia dogmatica), poi dal 1954 al 1958 da Filippo Selvaggi, S.I. (professore di cosmologia).

Prima di procedere oltre nel tempo, notiamo che Gregorianum, durante i suoi primi anni, pubblicava abitualmente articoli non concertati tra loro; ogni tanto però, venivano messi insieme dei testi che trattavano di tematiche comuni. Si trova, per esempio nel 1921/4, una serie di studi su Bellarmino, che fu rettore del Collegio Romano (era il nome antico dellattuale Gregoriana) dal 1592 al 1594; questa pubblicazione voleva celebrare il terzo centenario della sua morte. Similmente, il primo fascicolo del 1930 è interamente dedicato a sant’Agostino, con un articolo introduttivo di Paul Galtier, S.I., professore di teologia sacramentale, attento ai temi della «inabitazione» di Dio nell’uomo e della coscienza divina di Gesù. Di nuovo, nel 1940, dal momento che la Compagnia di Gesù celebrava il quarto centenario della ufficializzazione della sua fondazione, Gregorianum pubblica un doppio numero intero sulla Gregoriana, la sua fondazione, la sua storia e su alcuni professori che l’hanno resa celebre (lo stesso  concetto  editoriale  è  tornato  recentemente,  nel  2004/1).  Nell’unico fascicolo del 1945, un quaderno di 148 pagine, viene celebrato il quarto compleanno del concilio di Trento, iniziato effettivamente nel 1545.