Una croce per l'Aula Magna

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PAOLO PEGORARO | Direttore Editoriale

di PAOLO PEGORARO

Direttore Editoriale

La grande croce, commissionata allâ’artista francescano brasiliano Fra Sidival Fila, è posizionata sul lato sinistro dell’Aula Magna e sospesa tramite cavi di acciaio, in modo da risultare sempre visibile, anche nel corso delle videoproiezioni.

Lo scorso 22 dicembre 2021 è stata installata nell’Aula Magna della Gregoriana una nuova croce monumentale, commissionata all’artista francescano brasiliano Fra Sidival Fila. «Siamo lieti che l’Aula Magna, cuore di tante attività accademiche e già interamente ristrutturata nel 2014, sia ora completata da questa croce che si armonizza con il suo stile, sobrio e contemporaneo al medesimo tempo» ha commentato l’allora Rettore, P. Nuno da Silva Gonçalves, S.I. «Si completa così l’Aula magna, ma non la nostra contemplazione della croce, motivo di ispirazione e di benedizione, che ci ricorda il senso della nostra vita e della nostra consegna».

La grande croce (260 x 137 cm) è posizionata sul lato sinistro dell’Aula Magna e sospesa tramite cavi di acciaio, in mododa risultare sempre visibile, anche nel corso delle videoproiezioni. Il suo rosso brillante e le sue discrete venature blu oltremare non devono però trarre in inganno: solo avvicinandosi alla croce ci si rende conto che la sua superficie è irregolare, ottenuta rivestendo con chilometri di fili di poliammide alcune travi di legno di castagno del XVII secolo.

All’inizio della Quaresima, il 9 marzo 2022, si è celebrato il rito della benedizione, presieduto da P. Lino Dan S.I., Vice Rettore Amministrativo dell’Università, con il canto dell’antico inno Vexilla Regis. In seguito due docenti della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa hanno offerto ai presenti una lettura estetica e teologica dell’opera.


«Al di là del dibattito – se sia una croce o un crocifisso – Sidival afferma chiaramente che qui intende occuparsi non dell’interpretazione dei simboli, ma del riconoscimento della carne velata», ha spiegato la Prof.ssa Yvonne Dohna Sclobitten. «Sidival ha descritto la sua arte come un percorso, paragonabile alla preghiera come incontro. Le sue opere si prestano all’incontro, perché rimangono sempre aperte a un’esplorazione da cui emerge un dialogo che spinge su sentieri che non hanno una mèta, ma si assomigliano e che cambiano man mano che si avanza, che non si riconoscono quando ci si guarda indietro, come se si attraversasse una soglia a ogni passo. Un confine. Sono un po’ come la vita, complessa e ambigua. È ciò che Gaston Bachelard chiama “intima immensità”».

Un’arte contemporanea, dunque, che ha tuttavia chiari rimandi alla tradizione, come ha rilevato la Dott.ssa Barbara Aniello. «Nell’iconografia più antica dell’Annunciazione, la Madonna è ritratta mentre è intenta a filare, come dimostra l’antica icona di Ustiug, conservata alla Galleria Tret’jakov. Il sommo sacerdote aveva ordinato a “cinque fanciulle senza macchia della tribù di Davide” di tessere il velo “del tempio” (Protovangelo di Giacomo X-XII,1). Tirato a sorte, non l’oro, né l’amianto, né il bisso, non la seta, né il giacinto, ma lo scarlatto e la vera porpora toccarono a Maria. Intenta a tessere, Ella è proclamata dall’angelo “la traboccante di grazia” (Lc 1,28). In mano tiene il gomitolo scarlatto, dello stesso colore del velo del tempio, alias la carne di Gesù, effigiata nel suo grembo trasparente. Dalla Caduta alla Redenzione, Sidival Fila ripercorre questo cammino, scegliendo come materiale, non a caso, proprio il filo».