Museion

Il Mouseion (Μουσεῖον) di Alessandria, insieme alla celebre biblioteca, fu costruito durante il regno di Tolomeo II Filadelfo (Coo, 308 a.C-246 a.C). Era uno spazio sacro dedicato alle Muse ove era possibile fare esperienza del dono della memoria e dell'espressione che le figlie di Zeus concedevano agli uomini. Organizzato secondo diverse discipline, maestri e discepoli potevano discutere e fare ricerche senza nessun obbligo d'insegnamento. Euclide, Erastotene, Erofilo e Ipazia sono alcuni dei nomi legati a questa celebre istituzione.

Nella prima modernità il Musæum di Paolo Giovio (1483-1552), sul lago di Como, costituisce un esempio di collezione e allo steso tempo luogo di studio e riflessione. A questo proposito, Erasmo di Rotterdam concepisce lo spazio adibito alla lettura dei codici come museum (Convivium religiosum). Di fatto, l'ampiezza semantica del termine musaeum trova una equivalenza nel sostantivo studium. In questo senso, potrebbe anche annoverarsi il Musæum Bibliothecae Ambrosianae (1607) che, nell'intenzione del suo fondatore, il cardinale Federico Borromeo, doveva essere uno strumento per procurare il rinnovamento degli studi ecclesiastici in un contesto di declino dell'università.  Insieme a questi spazi "pubblici" sorsero diversi spazi "privati" o gabinetti come quelli di Ulisse Aldovrandi, Ferrante Imperato, Filippo Costa o Francesco Calzolari.

Fig.1 - Incisione da Ferrante Imperato, Dell'Historia Naturale (Napoli, 1599).

Tra queste variegate tipologie può inserirsi il Musæum Kircherianum che, a sua volta, presenta caratteristiche particolari. L'origine di questa collezione fu la donazione che Alfonso Donini, segretario del senato capitolino, fece al Collegio Romano per favorire la istruzione della gioventù. Posteriormente questa "galleria" verrà arricchita dal "museo privato" del gesuita Athanasius Kircher. Le collezioni trovarono posto vicino alla biblioteca del collegio. Questa Wunderkammer, come afferma K. Pomian era il "tempio della curiositas", concetto che in quell'epoca stava slittando verso nuovi significati.  La curiositas è qui disciplinata dalla religione, come lo si può dedurre dalla lettura dell'antiporta del volume Romani Collegii Societais Jesu Musæum Celeberrimum di Giorgio di Sepi (1678): un gesuita accoglie gli invitati, gli obelischi ivi raffigurati sono sormontati da globi crucigeri, a sinistra si osservano tre dipinti a carattere religioso, il tutto coronato con due angeli che reggono il monogramma trilittero adoperato dalla Compagnia di Gesù. L'ingresso verso la modernità avanzata potrebbe essere visto come una graduale differenziazione della religione nel sistema sociale.  La posteriore dispersione di questa collezione rappresenta lo smarrimento dello sforzo racchiuso nel motto che Kircher usò nella sua Polygraphia nova et universalis ex combinatoria arte detecta [1663]: Omnia in uno sunt et in omnibus unum.

Questo spazio virtuale intende presentare, a partire dal patrimonio archivistico della Pontificia Università Gregoriana, diversi percorsi che diano conto di alcune tracce documentarie che dal passato arrivano nelle nostre mani. La virtualità nella quale si concepisce il Mouseion non è da intendersi come una realtà fittizia ma come "finzione della realtà delle realtà" (H. Blumenberg).  Le testimonianze che qui si espongono sono intese non come la realtà di ciò che è stato bensì come le tante forme in cui la realtà è stata osservata. Il Mouseion si propone come un ambito per la discussione e la ricerca ed è un invito a diventare osservatori moderni. 

 

Nota bibliografica :

K. Pomian, Le musée une histoire mondiale. I. Du trésor au musée. Gallimard, 2020.