Per una "histoire complète de Bellarmin": X. M. Le Bachelet

Le Bachelet
Fig.1 - Xavier-Marie Le Bachelet (1855-1925) (Credits: Archives de la Province d'Europe Occidentale Francophone de la Compagnie de Jésus).

Il necrologio di Xavier-Marie Le Bachelet (1855-1925) di Fernand de Lanversin SJ fa emergere alcuni tratti caratteristici della sua persona. Intendiamo qui per persona una identificazione sociale di un complesso di aspettative rivolte a un uomo individuale.

Nel 1878, quando entrò nella Compagnia di Gesù, Camille Le Bachelet decise di cambiare il suo nome in Xavier-Marie. Una scelta che, stando a de Lanversin, gli causò qualche problema in occasione di una delle sue prime visite presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, quando uno dei bibliotecari gli fece notare la mancata coincidenza tra il nome presente nel documento d'identità e quello usato per l'iscrizione alla biblioteca. Le Bachelet tentò di giustificarsi dicendo che "Xavier-Marie" era il suo nome da religioso, ma il bibliotecario lo rimproverò con severità sostenendo che sapeva benissimo che i gesuiti non cambiavano il loro nome quando entravano nell'ordine. Nonostante la reprimenda, sembra che Le Bachelet venne comunque ammesso a frequentare la biblioteca. Molto probabilmente la motivazione di questo cambiamento può essere rintracciato nei documenti che de Lanversin ha potuto consultare dove rimangano tracce della sua devozione per la Madonna e per San Francesco Saverio. Il cambiamento del nome e il suo desiderio di partire come missionario in Cina, alla stregua del esempio del Saverio indicano il cambiamento della persona.

Anni dopo questo episodio, proprio durante un'altra visita alla Bibliothèque Nationale, il gesuita venne colpito da un malore che di lì a pochi giorni lo condusse alla morte: ricoverato d'urgenza in ospedale, fu possibile avvertire i superiori grazie all'indirizzo riportato nella tessera della maggiore istituzione bibliografica francese.

Il racconto di questi due frammenti della vita dello studioso potrebbero incorniciare un'esistenza che trovò nella biblioteca uno spazio di predilezione. Sebbene all'indomani della sua morte egli veniva ricordato anche come teologo di rilievo e professore, è innegabile che il nome di Le Bachelet fino ad oggi è stato legato soprattutto ai suoi lavori su Roberto Bellarmino, frutto di faticose ricerche svolte in tutta Europa almeno a partire dal 1900.

Testimonianza preziosa di questo lavoro è costituita da un gruppo di circa 260 lettere conservate presso l'Archivio storico della Gregoriana raccolte in un faldone denominato "Commercium litterarium R. P. Le Bachelet S.J. de rebus Bellarminianis", titolo apposto dal p. Sebastiaan Tromp, che provvide a riordinare il materiale "ereditato" da Le Bachelet nel corso degli anni '30 - si veda in proposito anche la successiva sezione della sala "Sebastiaan Tromp, l'ombra lunga di Bellarmino". 

Nella galleria di questa pagina sono riprodotte alcune immagini delle lettere che testimoniano a grandi linee il loro contenuto. Si tratta per lo più di corrispondenza scambiata con collaboratori e archivisti relativamente al ritrovamento o alla verifica dei documenti bellarminiani. Grazie alla restante parte del materiale presente nell'Archivio sarebbe possibile ricostruire l'avanzamento quasi quotidiano delle ricerche di Le Bachelet, allargatesi sempre più nel corso degli anni soprattutto quando iniziò a profilarsi il progetto di un’edizione integrale dell’epistolario bellarminiano, mai pubblicata per ragioni ancora non del tutto chiare. Ad ogni modo il gesuita francese raccolse le trascrizioni di quasi duemila lettere inviate o ricevute da Bellarmino durante il suo cardinalato (1599-1621) che Sebastiaan Tromp, dopo averne accresciuto ulteriormente il numero, farà trascrivere a macchina dando luogo a quella collezione detta Epistolae Bellarmini Cardinalis che oggi è integralmente consultabile attraverso la piattaforma GATE all'interno del progetto Monumenta Bellarmini.

Alcuni aspetti della corrispondenza di Le Bachelet, possono descrivere il rapporto che, in quegli anni, manteneva la Compagnia di Gesù con gli archivi. Come in altre lettere scambiate negli stessi anni tra studiosi appartenenti alla Compagnia, anche qui emerge in maniera lampante il problema degli archivi dell’ordine e della pubblicazione dei documenti: le norme stabilite dal preposito generale Luis Martín pochi anni prima per la redazione dei Monumenta Historica Societatis Iesu, vennero tenute in considerazione anche in lavori su aspetti specifici della storia dell'ordine o, come in questo caso, di uno dei suoi membri. Caratteristica precipua di questo metodo di lavoro era un'indicazione molto sommaria, spesso inesistente, dell'ubicazione delle fonti provenienti dagli archivi della Compagnia, il cui fine primario era quello di impedirne un'eventuale requisizione da parte degli stati nazionali.

Un altro tema che emerge con ricorrenza nelle lettere è quello del processo di canonizzazione del Bellarmino, a cui Le Bachelet e altri gesuiti parteciparono indirettamente pubblicando numerosi contributi che miravano a promuoverne il buon esito del processo. Spesso si trattava di scritti in risposta a quelli pubblicati dai detrattori della causa, che rimase molto dibattuta anche a beatificazione avvenuta. Il compito cui Le Bachelet veniva spesso richiamato era dunque quello di rispondere alle accuse, ma anche di proseguire nel suo lavoro di edizione delle fonti, il quale tuttavia non venne mai portato a compimento. Non sono del tutto chiare le ragioni che portarono dapprima a uno stallo e poi al definitivo blocco del lavoro, certo è che prima della pubblicazione di Bellarmin avant son cardinalat e dell'Auctarium, Le Bachelet aveva cambiato almeno in un paio di occasioni la struttura del suo progetto editoriale, come si evince dalla lettura degli schemi dell'opera riprodotti nella galleria sottostante, datati tra il 1905 e il 1911.  Come si evince dalla stessa introduzione al volume Bellarmin avant son cardinalat il paradigma della histoire complete che Le Bachelet tratteggia dovrà fare i conti con una selezione di documenti che minacceranno la totalità  auspicata.  Questa storiografia di matrice religiosa pur volendo transitare per i canoni di una storiografia "scientifica" non riuscirà ad abbandonare l'impulso moralizzante e sarà costruita a partire da una verità a priori e non potrà essere orientata dal binomio vero/falso caratteristico del sistema scienza.

Usciti con successo Bellarmin avant son cardinalat e l'Auctarium, la parte più consistente di materiale che rimaneva da pubblicare era, come accennato, quella relativa alle lettere del cardinalato. La guerra che di lì a poco dilagnò l'Europa, influì certo negativamente sull'immediato avanzamento delle ricerche, che di fatto poterono riprendere solo dopo il 1918. Nel novembre di quell'anno papa Benedetto XV decise inoltre di riaprire il processo con l'intento di portarlo a termine il più speditamente possibile, circostanza che spinse i vertici della Compagnia - i quali tennero sempre in grande considerazione il lavoro di Le Bachelet - ad assegnare al gesuita francese importanti incarichi. Ad esempio nel 1922 il postulatore della causa di Bellarmino, Camillo Beccari, gli scrisse di terminare quanto prima il lavoro sull'epistolario e di preparare anche una nuova biografia "scientifica" del servo di Dio: forse non più attivo come prima della guerra e complice la vecchiaia, Le Bachelet non riuscì però a portare a compimento questi impegnativi lavori.

 

Nota bibliografica e documentaria:

Un lungo necrologio di Le Bachelet venne composto dal gesuita François de Lanversin e pubblicato nelle «Lettres de Jersey», vol. XL (1926-1927), pp. 172-204; una voce a lui dedicata è presente anche nel Diccionario histórico de la Compañía de Jesús, Roma-Madrid, Institutum Historicum SJ-Universidad Pontificia Comillas, 2001, vol. 3, pp. 2298-2299. Fonti relative alla sua vita all'interno della Compagnia si conservano negli Archives de la Province d'Europe Occidentale Francophone de la Compagnie de Jésus, dove è presente il suo fascicolo personale, assieme a corrispondenza e documenti che testimoniano la sua attività di studio e ricerca - anche relativamente a Bellarmino (si ringrazia la dott.ssa Barbara Baudry, responsabile dell'Archivio, per averci segnalato questa documentazione); la maggior parte degli appunti e delle trascrizioni dei documenti bellarminiani che raccolse nel corso della sua vita si trovano oggi presso l'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana. Di queste carte, che occupano le segnature APUG 1601-1662, è disponibile un inventario sommario a questo link; di particolare interesse per ricostruire la cronologia della sua attività di ricerca sono le lettere contenute in APUG 1660.  Per le indicazioni del preposito generale Luis Martín in merito alla pubblicazione dei documenti all'interno della Monumenta Historica Societatis Iesu, si veda Daniel Fernández Zapico-Pedro de Leturia, Cincuentenario de Monumenta Historica S.I. (1894-1944), «Archivum Historicum Societatis Iesu», vol. 13 (1944), pp. 1-61: 16-20; queste istruzioni risalgono all'ottobre del 1897, ma già nel dicembre del 1896 Martín scrisse ai padri provinciali di non fornire indicazioni precise in merito all'ubicazione dei documenti e di segnalare solo se essi fossero conservati all'interno o all'esterno della Compagnia (ARSI, Epistolae Communes, 1004, p. 44, lettera di Martín ai prepositi provinciali, 7 dicembre 1896).