L'archivio: o la materia osservata

Gli enunciati hanno sempre bisogno di un substrato materiale: una voce, o una pagina stampata o manoscritta, ossia, presuppongono un veicolo d'informazione. La materia è una precondizione necessaria per la comunicazione ma essa non comunica.  Così come un testo è tale nella misura in cui è ricevuto da un lettore, allo stesso modo è possibile affermare che l'esistenza materiale degli enunciati è osservata a partire da un sistema sociale, per mezzo di determinate distinzioni. In questo contesto, osservare vuol dire distinguere in vista di indicare un lato (e non l'altro) di una distinzione. Le testimonianze delle pergamene di riuso presenti in alcuni dei nostri codici dei secoli XVI-XVII mostrano una valorizzazione dei materiali antichi non compatibile con gli attuali criteri di conservazione. In quei secoli, i frammenti di pergamene medievali, provenienti da codici liturgici, canonici e teologici, utilizzati per la realizzazioni di coperte, non facevano alcuna differenza riguardo ad altri materiali, se non l'essere più economici rispetto all'uso di una nuova pergamena.  Vale a dire, da quel supporto materiale non si ricavava più nessuna informazione.

I nostri codici permettono uno studio stratigrafico di una sequenza di osservazioni realizzate da determinate aspettative sociali. I testi delle lectiones, spesso ereditati dai maestri che si succedono nella cattedra, rimangono oggetti d'uso quotidiano sino a quando il loro contenuto non diventa inutilizzabile a livello didattico. Quei documenti cesseranno quindi di rappresentare una comunicazione da maestro a discepolo per essere considerati dei resti.  Una parte consistente dei documenti dell'archivio (ss. XVI-XVII) venne rilegata all'epoca del P. Pietro Lazzeri SJ (1710-1780), professore di Storia Ecclesiastica  e bibliotecario del Collegio Romano sino alla soppressione dell'ordine nel 1773. Alcuni di questi testi, in un primo momento destinati alla distruzione e all'oblio furono posteriormente restaurati e conservati. Questa operazione di riscatto ubbidisce a nuove distinzioni che porteranno alla costituzione di un ordine miscellaneo: Miscellaneorum ex mss. libris Bibliothecae Collegii Romani Societatis Iesu, I, Clarorum virorum Theodori Prodromi, Dantis Alighierj, Franc. Petrarchae… et Iacobi Sadoleti epistolae ex codd. mss. Bibliothecae Collegii Romani S.I. nunc primum vulgatae (1754).  Le coperte povere di questi codici sono in mezza pergamena con piatti in cartone alla forma e furono realizzate per ordinare e conservare carte sciolte, fascicoli e volumi che si trovavano semplicemente cuciti. Molti di questi materiali dovevano presentarsi sciolti o con cuciture sommarie (ad es. nella tipologia a sopraggitto). Una tipologia di materiale così varia comporta sfide soprattutto dal punto di vista della conservazione materiale.  Se questo materiale non aveva un uso diretto all'istruzione,  l'ordine miscellaneo indicava la costituzione della collezione e lasciava al lettore (o al visitatore) l'incombenza di selezionare all'interno di una selezione.

Per i gesuiti che a partire del 1824 tornarono al Collegio Romano per restare fino al 1870, la manutenzione e l’utilizzo del patrimonio storico dava l'illusione di riappropriarsi dello spazio più sacro e costitutivo dell’Ordine. Ma questa materialità non aveva solo una dimensione semiofora, vale a dire portatrice di significato, ma conservava una dimensione di uso. Fino alla metà del XX secolo alcuni di questi codici furono ancora utilizzati per l'insegnamento della teologia. Innanzi all'incalzare delle novità un insegnamento orientato verso il dogmatismo è stato un impulso involutivo per affrontare cambiamenti epocali. Posteriormente, l’evoluzione della struttura sociale e l’aumento della complessità non consentiranno di mantenere i ritmi lenti dell’evoluzione sociale delle idee.