Le comunicazioni del sé

Oltre alle vite e alle biografie menzionate nella pagina precedente, non va dimenticata l'esistenza di una fonte di "prima mano" e molto dibattuta, ovvero quella che di solito viene ricordata come l'autobiografia del Bellarmino o, per meglio dire, la Vita Roberti card. Bellarmini ab ipso conscripta anno 1613. Pur trattandosi di un riassunto degli eventi più significativi della sua vita, non è del tutto corretto definirla autobiografia, sia perché il genere letterario solitamente identificato con questo termine si è definito solo in tempi più moderni, sia perché, soprattutto, le circostanze e le modalità con le quali venne redatta furono solo in parte dipendenti dalla volontà di Bellarmino di "raccontare" la propria esperienza di vita. Questo testo venne infatti composto sulla base di un questionario approntato dallo storico della Compagnia Francesco Sacchini e inviato a Bellarmino dal preposito generale Claudio Acquaviva: lo scopo era di inserire le vicende personali di uno dei membri più importanti dell'ordine in uno dei futuri tomi della Historia Societatis Iesu. Il testo non era dunque pensato per la pubblicazione immediata, tanto che venne stampato per la prima volta solo nel 1675 all'interno di un volume destinato ai membri della commissione incaricata di giudicare la causa di Bellarmino - dunque non "pubblicato" nel vero senso della parola. 

APUG, Ms. 2743, c. 1r.
Fig.1 - APUG 2743, c. 1r.

L'inserimento di questo documento negli atti della causa significava che esso doveva essere preso in considerazione nella valutazione delle virtù del cardinale di Montepulciano, cosa che avvenne ma non nella direzione sperata dai gesuiti che fornirono il testo alla Congregazione dei Riti. Questa cosiddetta autobiografia, stampata nel 1753, divenne infatti uno dei documenti più citati dai detrattori della causa poiché testimoniava a loro dire la mancanza in Bellarmino di alcune qualità morali - come la modestia - che invece erano considerate essenziali per la beatificazione di un servo di Dio. I pareri sottoscritti dai cardinali Decio Azzolino (1681) e Domenico Passionei (1752) e pubblicati negli anni in cui la causa era in discussione, ne danno in questo senso una lettura molto severa (si veda il testo pubblicato a Ferrara nel 1762 che raccoglieva tutti i voti contrari alla beatificazione del gesuita); infine l'edizione impressa a Lovanio nel 1753 rese definitivamente il testo di dominio pubblico. Ancora nel 1887 due sacerdoti cattolici contrari alla beatificazione di Bellarmino, Franz Heinrich Reusch e Johann Joseph Ignaz von Döllinger, lo ripubblicarono in tedesco con "de commentaires peu bienveillants généralement, comme on puovait les attendre des éditeurs" (Sommervogel, I, col. 1249; il volume è anche nella BPUG Mag. 38 M 19).

Bisognerà attendere il lavoro di Le Bachelet in Bellarmin avant son cardinalat (pp. 438-466), per vedere pubblicata nuovamente la vita preceduta da una nota critica che ne ricostruiva il contesto della composizione: questo lavoro del gesuita francese fu probabilmente fondamentale nel far rivalutare il testo in un senso favorevole alla causa che di lì a poco venne conclusa con la beatificazione di Bellarmino (1923).

 

Nota bibliografica e documentaria:

La cosiddetta autobiografia di Bellarmino venne pubblicata per la prima volta nel volume Congregatione sacrorum rituum sive eminentissimo, ac reverendissimo d. card. Albitio Romana beatificationis, & canonizationis ven. servi Dei Roberti s.r.e. card. Bellarmini Societatis Iesu. Positio super dubio an constet de virtutibus theologalibus fide [...], Romæ, ex typographia Reuerendæ Cameræ Apostolicæ, 1676, disponibile a questo link (il testo è alle pp. 112-122); nella biblioteca della Gregoriana si conserva un esemplare dell'edizione (collocazione Ris. 38 M 10) contenente numerosi appunti di mano di Tromp. Nell'Archivio storico dell'Università Gregoriana sono conservati tre manoscritti della cosiddetta autobiografia del santo: APUG, Ms. 1460, Ms. 1461 e Ms. 2743; di quest'ultimo esemplare è presente la trascrizione integrale in GATE, che include anche il testamento del cardinale; altri esemplari si trovano in ARSI.